TERAMO: LA BATTAGLIA DI BOSCO MARTESE

I disegni e i dettagli descrittivi dall’autore, grazie anche alle sue accurate conoscenze, indirizzano ad una lettura più attenta di questa battaglia e a una riflessione sull’inizio storico delle battaglie della Resistenza italiana.

Renato Molinari era fascista ma, dopo il 25 luglio 1943, non volle sostenere la repubblica di Salò e si unì ai gruppi della resistenza. Espatriò in Francia, tenendo i rapporti con la resistenza francese. In uno dei suoi spostamenti in Italia, passando spesso il confine, eccellente alpinista,  venne catturato e fucilato a Rivoli in Piemonte.

 Melarangelo ha esposto anche una lettera inviata alla famiglia dopo la sua morte.   

RENATO MOLINARI

Melarangelo racconta, con la passione che lo contraddistingue, che novanta cittadini di ispirazione socialista, socialcomunista furono catturati e per due mesi furono nel carcere di Sant’Agostino da cui poi alcuni di loro fuggirono.   Di questi, tre partigiani furono catturati nella montagna teramana poi imprigionati nel carcere di Sant’Agostino di Teramo. All’indomani del processo, furono assassinati fucilandoli alla schiena davanti al muro del cimitero teramano di Cartecchio.

Nel secondo i partigiani hanno anche un cannone, prelevato dalla caserma Grue di Teramo. Nella prima battaglia campale della Resistenza italiana, secondo il racconto partigiano, allora si chiamavano patrioti, furono uccisi 50 tedeschi e furono distrutti 30 camion.

Il corpo del Dottor Mario Capuani assassinato il 27 settembre, due giorni dopo la battaglia di Bosco Martese. La sorella Dora ha raccontato a Sandro Melarangelo gli ultimi momenti del fratello. Era l’alba e si trovava nella sua villa a Torricella Sicura. Bussarono al portone, la sorella aprì. Erano due militari tedeschi e un civile con l’impermeabile, dissero che avevano bisogno per una prestazione medica. La sorella salì al piano superiore e disse: “Sono venuti a prenderti”. Lui le raccomandò la protezione dei genitori e di far scomparire la pistola che era a quel piano.  Disceso, il medico notò che la cornetta del telefono interno dell’alza vivande era tagliato e ebbe l’evidenza della cattiva intenzione. Fu portato al Ceppo e qui ucciso.  

Mario Capuani

L’assassinio di Martella, atriano. Era stato membro del Partito d’Azione, aveva combattuto in Spagna, era il vicesegretario nazionale, quando il segretario era Rosselli. E aveva partecipato, l’8 settembre, alla battaglia di Porta San Paolo a Roma, contro i nazisti, alla quale aveva partecipato anche un altro teramano Luigi Tom Di Paolantonio.  

MARTELLA

Il corpo di Ercole Vincenzo Orsini, segretario del partito comunista clandestino, un ebanista di primissimo ordine, tutti i lavori di mobilia di valore negli uffici pubblici comunali e provinciali venivano commissionati a lui, per la sua notevole capacità, aveva realizzato anche la scalinata della prefettura. Aveva partecipato anche alla liuteria internazionale. Si recava spesso a Montorio e si trovava nella piazza centrale mentre prendeva un caffè. Accerchiato, scappò, raggiunse il fiume Vomano, nei pressi c’era un mulino, si rifugiò sul tetto, ma fu catturato e ucciso.   

ERCOLE VINCENZO ORSINI

Uccisione di antifascisti, scoperti dopo una spiata, portati al Ceppo e fucilati, uno solo sopravvisse, Dino Lanciaprima,  (l’uomo disteso sulla destra) perché si lanciò indietro dal margine della strada, e le pallottole gli passarono sopra senza colpirlo. Alzatosi riuscì a correre, salvandosi.

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Camillo Pepe il nonno della moglie, il padre di Alberto, lungo è il racconto che Sandro fa della sua biografia, siamo entrati nella vita, socialmente attivissima, della famiglia.

Il disegno finale è un omaggio ad Armando Ammazzalorso dal balcone della Prefettura il giorno della liberazione.

I. E.

 

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