Modena: Cleopatràs di Malosti al Teatro Storchi

Malosti al Teatro Storchi dirige Cleopatràs di Testori il 12 ed il 13 p.v.

Al Teatro Storchi di Modena martedì 12 e mercoledì 13 ottobre alle ore 20.30 arriva Cleopatràs di Giovanni Testori con la regia di Valter Malosti ed in scena Anna Della Rosa.

Testori è per Malosti un autore di riferimento e di costante rilettura, ad esso ha dedicato infatti numerose messe in scena e lavori multimediali, apprezzati da critica e pubblico.

I Tre Lai sono il testamento ultimo dell’autore, scritto nei suoi ultimi mesi di vita, il vertice della sua straordinaria stagione creativa. Protagoniste sono tre eroine (Cleopatràs, Erodiàs, Mater Strangosciàs), che riemergono dalla morte per raccontarsi e piangere sui corpi dei loro amati, svelando il mistero per eccellenza: l’amore.

le raccomandazioni di Beatrice

Da Dante a Shakespeare, la storia di Cleopatra ha superato i secoli ed ha popolato il nostro immaginario. A vestire i panni della regina d’Egitto nella sua ultima ora di vita è qui Anna Della Rosa, che in questo lavoro esprime pienamente il suo talento.

«Per Cleopatràs che piange il suo Antonio – scrive Malosti – il suo Tugnàs, Testori reinventa l’Egitto romano di Shakespeare inserendolo nella topografia della sua amata Valassina (nel Triangolo Lariano), in un fuoco di fila di invenzioni di lingua, sorvegliate da una grande poesia memore della Commedia di Dante e della sua “Cleopatràs lussurïosa”, consegnandoci una figura che acquista una dimensione terrena e sensuale, sempre sull’orlo di una straziante e perturbante ironia».

una scena da Cleopatràs – ph Tommaso Le Pera

«C’è un prezioso documento – conclude Valter Malosti – che Piero Nuti ha custodito gelosamente nell’archivio suo e di Adriana Innocenti: una emozionante lettura fatta in ospedale al San Raffaele da Giovanni Testori dei suoi Tre Lai. In quella registrazione non si riascolta solo la voce dell’autore ma qualcosa in più, qualcosa di più intimo: uno spiraglio della sua grande anima. Traspare anche la cura estrema nel far sentire il ritmo del verso, gli ‘a capo’, la concretezza. Come in Shakespeare non c’è nulla di astratto. Tutto è concreto, soprattutto il senso ed i significati passano non solo dalla comprensione, ardua a volte, ma dalla musica, dalle parole e dal ritmo interno che le sospinge; infatti è come se il fiato stesso di Testori le sospingesse a farsi corpo, a staccarsi dalla carta».

I.E.

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