Bologna : CENSIS, 55° rapporto

Presentato a Bologna il 55° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese nel 2021

È stato presentato oggi il 55° Rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese nel 2021. Il Segretario Generale del Censis Giorgio De Rita ha illustrato alla platea dell’Oratorio San Filippo Neri il rapporto che ogni anno offre una narrazione puntuale dei piu’ rilevanti fenomeni socio-economici che interessano la società italiana.

Erano presenti: Giusella Finocchiaro ( Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna ), Carlo Cipolli ( Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna ), Giorgio De Rita ( Segretario Generale del Censis ), Emily Marion Clancy ( Vicesindaca del Comune di Bologna ), Stefano Bonaccini ( Presidente della Regione Emilia-Romagna ), Matteo Maria Zuppi ( Cardinale, Arcivescovo di Bologna ); il tutto con la moderazione di Michele Brambilla ( Direttore del Quotidiano Nazionale ).

In premessa, Giusella Finocchiaro, Presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna oltre a Carlo Cipolli, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna( promotori dell’iniziativa) hanno sottolineato l’importanza dell’attuale Rapporto del Censis, in quanto la situazione fotografata nel Rapporto evidenzia numerosi fenomeni economici, sociali e culturali che stanno modificando le aspettative per il futuro ed i rapporti dei cittadini sia verso le istituzioni che all’interno delle comunità di riferimento.

Il Dott. Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, nell’introduzione all’articolata presentazione del 55° Rapporto, ha sottolineato subito che «La società italiana è mutata ed ha attraversato crisi ed emergenze con il continuo intrecciarsi di realtà emerse e sommerse, quotidiane e di lungo periodo. Oggi questo non basta più. L’adattamento continuato non regge più, poichè il nostro complessivo sistema istituzionale deve ripensare se stesso. Siamo di fronte ad una società che potrà riprendersi più per progetto che per spontanea evoluzione».

Dalla documentazione riportata dal dott. De Rita è emerso chiaramente che la pandemia, rimescolando le carte, ha posto il Paese di fronte alla necessità di attivare un cronoprogramma serio, che preveda riforme strutturali, coraggiosi interventi pubblici, l’organizzazione di eventi di rilevanza internazionale e la capacità di cogliere le opportunità offerte dall’accelerazione negli investimenti. Solo attraverso un progetto unitario, frutto di un’aspirazione allo sviluppo collettiva e partecipata, sarà possibile guidare il sistema socio-economico verso le quattro grandi transizioni evidenziate dal rapporto del Censis: la transizione green implica la necessità di riorganizzare le attività produttive e lo stile di vita attuale per salvaguardare l’ambiente, soprattutto in funzione delle generazioni future; la transizione digitale, la sfida tecnologica primaria delle società globali, si intreccia con la trasformazione (più ancora che transizione) del lavoro: in uno scenario produttivo e occupazionale radicalmente mutato, il riposizionamento delle competenze e il riallineamento tra domanda e offerta sono temi fondamentali per una ripresa collettiva. Infine, la transizione demografica, con l’obiettivo di rimettere al centro i giovani, è necessaria per poter affrontare realisticamente la crisi di una società sempre più anziana e meno numerosa.

momenti ella presentazione

L’attuazione di un progetto di transizione sistemico, indispensabile per la ripresa dello sviluppo socio-economico, è minata anche da una non trascurabile quota di irrazionalità ormai infiltrata nel tessuto sociale. Lo prova la diffusione di pregiudizi antiscientifici (per il 5,9% degli italiani il Covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile e per il 12,7% la scienza è dannosa) e di teorie cospirazioniste (il 40% è convinto che identità e cultura nazionali spariranno, rimpiazzate dall’arrivo di ondate migratorie manovrate da presunte élite globaliste). La penetrazione dell’irrazionalità nelle posizioni scettiche individuali, nel dibattito pubblico, sui social network e nei media è un fenomeno in quanto non è indotto dalla pandemia, ma ha radici più antiche e profonde, connesse alla perdita di fiducia negli strumenti razionali con cui la società ha storicamente costruito progresso e benessere, quali la scienza e la tecnologia. La perdita di fiducia è correlata anche al prolungato ciclo dei rendimenti decrescenti degli investimenti sociali: la bassa crescita economica, innescando la spirale del debito pubblico, ha generato una diffusa insoddisfazione sociale e il conseguente rifiuto dei paradigmi razionali di costruzione della ricchezza e diffusione del benessere. L’irrazionalità non è solo un riflesso condizionato della tradizionale sfiducia degli italiani nei confronti delle istituzioni (per il 62,2% si viveva meglio in passato), ma è anche il risultato della frustrazione di recenti aspettative individuali e collettive. Per esempio, l’81% degli italiani ritiene che per i giovani sia improbabile ottenere un riconoscimento concreto del tempo e delle energie investite nello studio, e il 35,5% ritiene che non sia conveniente conseguire una laurea a fronte di salari minimi e scarse opportunità occupazionali. Questi dati sono emblematici di un circolo vizioso che attanaglia da tempo la società italiana: il sottoutilizzo delle risorse umane prodotte dal sistema scolastico-universitario mortifica le aspettative di promozione sociale attraverso l’istruzione, considerata per decenni un sicuro ascensore sociale.

Il Dott. De Rita, concludendo la presentazione del 55° Rapporto Censis, ha poi rammentato la possibilità di rinnovare, a distanza di oltre 20 anni, la collaborazione che portò al rapporto Bologna oltre il benessere. Oggi un eventuale nuovo Rapporto per Bologna potrebbe indagare sia le tendenze in atto nel corpo sociale della città che i fattori che possono favorire la crescita della sua competitività complessiva. Individuare i reali punti di forza del sistema socioeconomico permetterebbe di dare il senso di nuove relazioni tra la città e la sua classe dirigente, tra cittadini ed istituzioni, tra vivere collettivo ed interessi individuali. Le informazioni necessarie per questo obiettivo potrebbero essere acquisite tramite uno studio sociologico degli aspetti meno conosciuti della realtà sociale, delle visioni dei protagonisti dell’economia urbana, dei meccanismi di interazione sociale e culturale alla base delle nuove identità, così come delle limitazioni intrinseche all’attuale modello socio-economico, indubbiamente “ricco” di potenzialità, ma a rischio di sterilità se non saprà rigenerarsi.

MDG

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