Pirateria Stradale: uccisi 4 bimbi

 

Incidenti stradali: in una settimana 4 bimbi sono stati travolti ed uccisi da auto pirata

La scorsa domenica un pirata della strada ha travolto e ucciso un bimbo di tre anni a Ponte Nuovo  nel ravennate. Lo scorso martedì è stata travolta e uccisa da un auto sulle strisce pedonali una bambina di otto anni a Jesolo, in provincia di Venezia. Lo scorso mercoledì a Rubiera nel reggiano un bimbo di sei anni è stato travolto e investito mentre stava attraversando la strada sulle strisce. Lo scorso Giovedì a Minerbio nel bolognese, un bimbo di poco più di due anni è stato travolto ed ucciso da un auto mentre cercava di attraversare la strada.  Di fronte a notizie cosi tremende i commenti sono superflui. Di certo però, si è di fronte ad una grave emergenza perché il numero di pedoni, adulti o minori, che ogni anno perdono la vita sulle strade italiane sono di alcune migliaia mentre il numero di chi rimane storpiato non è da meno.  In merito in Italia purtroppo, c’ è molto da fare. Il problema è soprattutto di tipo culturale in quanto manca educazione e rispetto. Si deve infatti, lavorare anzitutto sulle coscienze degli automobilisti che con i loro atteggiamenti in tanti casi rendono le città una vera e propria trappola per i pedoni. La loro parte la fanno anche i Comuni che non curano in maniera idonea  la segnaletica stradale.  Il problema sono anche i mezzi. Purtroppo ci sono ancora in circolazione auto costruite oltre 15 anni fa e quindi non progettate come le auto più moderne che riescono a far sì che il pedone investito batta la testa non sul parabrezza, ma al centro del cofano che è stato anche reso  “morbido” da una maggiore distanza dal motore. Il problema però, resta per i SUV. Comunque sia non dimentichiamoci che stiamo parlando di un mezzo che pesa alcune centinaia di chili e che quando è in  marcia le conseguenze di un impatto su fragile corpo umano sono immaginabili. Secondo stime sviluppate da esperti un pedone investito a 30 km orari ha il 50% di possibilità di sopravvivere all’impatto. Le possibilità scendono al 10% se è travolto a 50 km orari mentre a  60 km orari non ha nessuna speranza di cavarsela. Si deve lavorare anche dal punto di vista giuridico inasprendo soprattutto le sanzioni. In Italia si devono porre dei deterrenti più forti. Lo si deve soprattutto a tutte le giovani vite spezzate finora. In quasi tutti i casi  l’automobilista si da sempre alla fuga non prestando i soccorsi dovuti. Come da copione ormai consolidato poi, viene individuato grazie a testimoni e altro, ma  prima di essere arrestato si costituisce dando la solita fantomatica spiegazione per non essersi fermato perchè non si era reso conto di quanto era accaduto o di aver temuto per la sua incolumità. Intanto le ore sono trascorse e quindi sono vani tutti i test per constatare se in quel momento era alla guida di un mezzo sotto l’effetto di stupefacenti o di alcool. In Italia la prassi è che il conducente del mezzo investitore venga denunciato a piede libero e gli venga ritirata la patente di guida che poi, gli verrà presto restituita perché presenterà istanza per riaverla in quanto gli occorre per lavorare.

Elodia Policarpio

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