Afragola (NA): Convegno al Liceo Scientifico ‘Brunelleschi’

Un Dirigente scolastico di una scuola italiana e nello specifico il Liceo Statale Scientifico ‘Brunelleschi’ di Afragola, nel napoletano, ha avuto il coraggio di svolgere attività formativa reale. Nel senso che ha voluto dare l’opportunità ai suoi studenti e non solo a loro, di potersi confrontare con chi vive in prima persona il fenomeno della Pirateria Marittima ormai diventato una vera e propria emergenza mondiale. Il D.S. ha voluto fortemente che nella sua scuola si tenesse un convegno con questa tematica allargata però alla difesa armata dei mercantili italiani e alla vicenda marò ossia la tragedia che stanno vivendo due militari italiani, Massimiliano LaTorre e Salvatore Girone, che sono trattenuti contro la loro volontà e quella del loro Paese in India. Per farlo è stato necessario coinvolgere nel dibattito chi ha vissuto la pirateria marittima direttamente e indirettamente e quindi ben conosce i drammatici risvolti del fenomeno.  L’interessante convegno si è svolto lo scorso sabato 15 marzo presso il liceo Brunelleschi di Afragola. A quanto pare però, sembra che esso abbia suscitato dissenso e attacchi non giustificati. Persone che hanno ritenuto che quello che nell’intenzione e nei fatti è stata la prima volta in Italia che una scuola abbia affrontato egregiamente al suo interno una tematica cosi difficile sia stata invece, occasione per inneggiare alla guerra o ancor peggio permettere a dei ‘mercenari’ di entrare in una scuola. Si è trattato solo di un’errata interpretazione in quanto nel corso del convegno si è voluto semplicemente evidenziare i diversi aspetti di un fenomeno che fa ormai parte del nostro tempo e null’altro. L’iniziativa è stata di grande attualità sia perché la Pirateria Marittima è ancora un problema mondiale sia per il perdurare della crisi internazionale scoppiata, oltre due anni fa, tra Italia ed India per la vicenda dei due fanti della Marina Militare italiana ‘prigionieri-ostaggi’ in terra indiana.

I due sono accusati di avere ucciso per errore due pescatori locali scambiati per pirati.  L’evento è stato organizzato e costruito dal giornalista Ferdinando Pelliccia  a 360 gradi, con l’intento di poter spiegare il fenomeno stesso ed approfondirne i suoi molteplici contenuti e le poliedriche facce in cui esso si manifesta ai nostri giorni. Discussione e approfondimento sono state le linee generali sulle quali il confronto tra i diversi ‘attori’ intervenuti si è sviluppato nel corso della mattinata del 15 marzo scorso.  Al tavolo erano seduti varie componenti. Da chi ha alimentato il dibattito politico-giuridico negli ultimi due anni sulla vicenda italo-indiana. I giornalisti che hanno seguito il fenomeno della Pirateria Marittima somala fin dalla sua nascita, 2005, in particolare coloro che hanno avuto contatti con marittimi-ostaggi ed armatori. Rappresentanti della sicurezza impegnati nelle operazioni di protezione delle navi commerciali italiane in aree a rischio pirati. Rappresentati da un ex marò e da ‘Security Officers’ossia membri di società di sicurezza privata che una legge dello Stato italiano ha permesso agli armatori italiani di assumere per la difesa armata delle loro navi dagli attacchi pirati. Chi si occupa dei diritti militari, un Procuratore della Procura militare, un avvocato, un parlamentare e un ex ministro degli Esteri. Tutte persone che hanno vissuto, dal punto di vista istituzionale, sia la fase legislativa della vicenda sia quella diplomatica che il caso ha sviluppato. Un confronto ed un approfondimento destinato agli studenti ed alle organizzazioni della società civile e dei cittadini interessati a sviluppare una riflessione e a formarsi, in conseguenza, una idea della complessa questione. E’ chiaro, come anche ribadito durante il convegno, che su un argomento di così vasta portata ci siano opinioni differenti, divergenti: è normale e fa parte del confronto tipico delle democrazie consolidate. Dov’è allora la questione?  In un momento in cui si discute di tutto e di più, non si può anche discutere dei diversi aspetti che il fenomeno della pirateria comporta?  E non si possono invitare ad un convegno di così ampia portata anche gli ‘attori’ che hanno vissuto, pur se da lati diversi, fasi importanti di questo fenomeno? Non si può fornire al dibattito in corso uno spaccato delle differenti posizioni che esistono al riguardo?    Ferdinando Pelliccia ha affrontato il tema della pirateria generale e dell’evoluzione del fenomeno, i giornalisti di Liberoreporter, Gaetano Baldi e Daniela Russo hanno portato il loro contributo sugli aspetti del vissuto degli ostaggi,  Carlo Biffani e Alessio Mascherana hanno trattato della difesa armata privata delle navi, Renato Faller quella di chi ha vissuto tra i marò, Lucio Molinari ha evidenziato le peculiarietà degli aspetti relativi al codice militare in casi del genere, Giorgio Carta ha manifestato le sue perplessità sulla vicenda del procedimento giudiziario a carico di LaTorre e Girone, Luca Marco Comellini si è soffermato sui costi delle operazioni militari, Maurizio Turco sulle negatività della norma che consente il dispiegamento armato a pagamento e non gratuito dei militari italiani sulle navi mercantili, Giulio Terzi ha ripercorso il cammino compiuto nella sua qualità di ministro degli esteri del governo Monti quando la crisi diplomatica Italia – India si è materializzata. Tutto qui. Ognuno ha espresso la propria idea, la propria esperienza, ha portato il proprio contributo. C’è stato chi era d’accordo e chi era in disaccordo con le posizioni scaturite durante il convegno. Ognuno è stato libero, e lo è ancora, di formarsi una propria idea della questione e dei fatti finora svoltisi. Non è questo il cuore della democrazia? Discutere, confrontarsi, riflettere, evidenziare errori, criticità, positività.  E organizzare il dibattito in una scuola non è stata una scelta a caso: è nella scuola, infatti, principalmente in quelle di livello superiore, che si formano le coscienze e le opinioni dei futuri cittadini del domani.  Che piaccia o no, è così, nel rispetto delle opinioni di tutti.

Elodia Policarpio

 

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